San Costantino Albanese è il mio luogo da tempo. Mi ci ritrovo molto più spesso ad andare. Vi porto le persone che amo e le sue piccole strade scandagliano i miei ricordi come una macchina del tempo. Ma alla feste della Madonna della Stella non avevo mai partecipato. Maggio è sempre stato un mese particolare nella mia vita, ho sempre dovuto evitare per non sovrappormi al mio compleanno ed ai viaggi che,legato ad esso,cercavo di realizzare. Quest’anno è tutto troppo difficile. Mille storie si stanno susseguendo ed io ho mille paure che mi costringono a rivedere sogni ed abitudini. O forse semplicemente era arrivato per me il momento di condividere questa festa con il paese intero.
Quest’anno la festa è stata un po’ sottotono. Alcuni abitanti mi dicono che il vigile urbano è purtroppo venuto a mancare ed in paesini come questi certe perdite rappresentano lutti di famiglia per tutti. Ma le tradizioni hanno la loro importanza e la statua della Madonna deve far ritorno, per fede e devozione, nel sua dimora sù in collina.
La festa della Madonna della Stella è la più importante di San Costantino. Si svolge la seconda domenica di maggio ed è composta da un rito religioso ed uno pagano.
Dopo la santa messa di rito bizantino ortodosso, all’uscita della statua dalla chiesa, nella piazza principale, vengono fatti esplodere i Nusazit, letteralmente “sposini”, pupazzi di carta pesta che rappresentano, in ordine di esplosione, i fabbri (Furxharet), l’uomo con cappello tradizionale (Kapjel Picut), la donna (Nusja) in abito tradizionale (Stullite) ed il Diavolo (Djallthi) raffigurato secondo la tradizione albanese con due teste, 4 corna, i piedi a forma di zoccolo, la forca e la catena del paiolo. Questa esplosione è propiziatoria per la comunità intera ed è molto sentita dagli abitanti che vi partecipano a gran voce. Al termine di questo rito pagano, la banda inizia a suonare e la processione parte per le piccole vie del paese, salendo fino alla collina, per raggiungere il piccolo santuario che è stato costruito lì dove la Madonna è apparsa alla piccola pastorella Brasilia. Durante il tragitto, si condividono vino e taralli; piccole soste in paese, dove gli abitanti sistemano un tavolo imbandito ed i fedeli si fermano in convivialità.
Raggiunto il piccolo santuario, l’effige viene risistemata al suo posto, dove vi rimane fino a tre settimane prima della successiva festa, quando “scende” nella chiesa di San Costantino e Santa Elena, la principale del paese.
E’ inutile dire che certe tradizione vanno sempre più scemando e che la modernità non le aiuta a restare autentiche fino in fondo. Questo è purtroppo un dato di fatto che accomuna molte realtà storico culturali delle nostre terre e, forse, non solo. Resta il fatto che, provando ad escludere certe sovrastrutture, le emozioni di taluni incontri, sono impagabili ed indescrivibili e che la fede racchiude sempre dei rituali che riportano indietro ad una primordiale energia che, respirata, fa sentire meno soli e cittadini del mondo.



























